Il lavoro nobilita l’uomo

E’ vero che il lavoro nobilita l’uomo e lo rende migliore o si tratta di una strategia per “vendere” un modo di vivere?

Il vecchio adagio “Ora et Labora” è sempre valido?

L’intero sistema occidentale e buona parte delle società del mondo intero, si basano sul lavoro dell’uomo, sul suo essere impiegato per la produzione o lavorazione di qualcosa.

Noi italiani riportiamo addirittura nella costituzione del nostro (bel) paese, all’articolo 1, l’importanza del lavoro quale fondamento della repubblica stessa. Evidentemente, al momento di formulare la costituzione, si riteneva che fosse uno degli elementi più importanti per un popolo, per l’essere umano in generale.

La costituzione e l'articolo 1: L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro
Costituzione americana. Nell’intento, e nella forma originale, probabilmente la migliore che l’uomo potesse concepire

In effetti il lavoro viene ad essere il cardine attorno al quale si muove l’intera vita della persona. Prova a pensarci. Da piccoli si deve studiare, per prepararsi a conoscere il mondo del lavoro. Poi bisogna specializzarsi, per poter ottenere un lavoro migliore. Infine si deve cercare un lavoro. 

Ed il lavoro diventa, per tutti o quasi, componente senza il quale non si riesce ad immaginare la propria vita.

Il lavoro è diventato cosa “normale”

E’ naturale, normale, pensare ad una vita passata a lavorare. Insomma, si inizia a 18 anni oppure appena terminato il percorso scolastico e si prosegue fin quando si può; fino a che la mente o il fisico reggono. Qualche “furbetto” decide di prendersi un periodo di pausa tra la scuola ed il primo impiego. Ma certamente questo è fenomeno che non si addice al cittadino medio, che non vede l’ora di diventare produttivo, di “portare soldi a casa”.

Insomma, bisogna essere produttivi. Bisogna lavorare e non “perdere tempo”. Il tempo è denaro. Il tempo = denaro. Non possiamo perdere tempo per non perdere denaro. Questo è il messaggio che è ben chiaro dentro ogni adulto del mondo occidentale.

Il tempo è diventato sinonimo di lavoro ed il lavoro quello di denaro. In pratica abbiamo l'equazione lavoro=tempo=denaro
Tempo = Lavoro = Denaro. Un’associazione molto pericolosa che finisce col deviare l’idea del tempo e del lavoro

Il denaro è diventato equivalente, quasi sinonimo, del tempo. Perdendo il primo si perde il secondo, e viceversa.

Dunque il lavoro è parte insostituibile di ogni persona. Ma non ci siamo persi qualcosa?

Ci siamo persi qualcosa? Lavoro e poi?

Certo. Ci siamo persi la parte dell’orazione. L'”ORA”, il pregare.

Ora et Labora (prega e lavora) infatti è generalmente associato alla regola benedettina. A quel regolamento cioè che serve da legge per i Monaci Benedettini e dirige tutta la loro giornata. Questa regola prevede infatti di Lavorare e Pregare, le due componenti che, secondo la stessa regola, possono nobilitare l’uomo.

La regola di San Benedetto, adottata da tutti i Monaci Benedettini e più in generale da tutti i frati, consiste nel lavorare e nel pregare
Ora et Labora. Prega e Lavora. La Regola di San Benedetto

Nello specifico, la Regola Benedettina prevede di lavorare in determinate ore, e pregare in altre ore. Ore ben determinate, che seguono naturalmente l’andamento del Sole durante la giornata e la sequenza caldaica o Ore Magiche.

Una cosa comunque è chiara: la nostra tradizione occidentale lega il lavoro alla preghiera. Non innalza su un piedistallo uno o l’altro elemento. Egualmente importanti, preghiera e lavoro sullo stesso piano. E questo è normale perché, anche nella nostra pratica esoterica, ogni lavoro inizia con una Preghiera per richiamare la corretta potenza planetaria e mettersi in risonanza con essa; e termina con una preghiera per licenziare quella potenza che ci ha assistito durante le operazioni ed il lavoro.

La preghiera comunque, ha anche un altro scopo: ricordarci che il lavoro che seguirà serve a nobilitare l’uomo, cioè renderlo migliore, più “elevato”. Nobile, appunto. Dunque passare da uno stato di “servo o schiavo”, che deve lavorare servendo i propri bisogni, i propri istinti bassi, il proprio “padrone”, per arrivare ad uno stato più elevato di autonomia e consapevolezza. Da qui si lavora, non più per la propria sopravvivenza ma per un bene comune e per la propria salvezza. Non più per ottenere carne e grano per sostenere il corpo, ma azioni concrete e voluttive per portare salvezza ed evoluzione all’anima.

Come gestiamo oggi il lavoro? Il lavoro ci da gioia?

La maggior parte delle persone cui potremmo fare questa domanda risponderebbe di no: il lavoro non gli da gioia. Anzi. E’ esattamente l’opposto: frustrazione, stress e fatica. E naturalmente la parte della preghiera è andata completamente dimenticata. Non solo è impensabile associare la preghiera al lavoro, ma, se lo facessimo davvero, verremo derisi e denigrati.

E in quanto allo scopo del lavoro? Che scopo ha oggi il lavoro? Beh lo sappiamo tutti, non è un mistero. Il lavoro serve a portare soldi a casa. E, più nello specifico, a vivere in quel lusso che oggi riteniamo socialmente necessario.

Dobbiamo, in sostanza, vivere nel benessere. Dove per benessere intendiamo la possibilità di acquistare tutti quei beni materiali che siamo indotti a ritenere necessari.

Il benessere è dato da bisogni che pensiamo di avere e che ci sono stati indicati dalla società in cui viviamo. Raramente hanno davvero a che fare con il vero benessere
il benessere non basta mai

Esatto, hai letto bene. Quello che pensiamo essere il nostro benessere generalmente non è altro che tutta una serie di cose materiali di cui non possiamo fare a meno secondo lo standard della società dove viviamo, ma che non hanno realmente nulla a che fare con il nostro star bene o la ricerca della nostra felicità. Siamo indotti a comprare ciò che posseggono gli altri, ed averlo più nuovo, migliore, più caro, più grande.

Anche perché sappiamo bene di essere circondati da una lunga serie di oggetti, acquistati col duro lavoro, di cui non ce ne facciamo assolutamente nulla.

Ma l’attuale sistema economico, si sa, spinge affinché tutti continuiamo ad acquistare. Ogni anno dobbiamo produrre e spendere più del precedente altrimenti ci sarà la recessione. E’ evidente che un sistema del genere, prima o poi (ma ora ci siamo) va al collasso.

E fino a quel momento, dobbiamo creare sempre più lavoro, più occupazione e lavorare sempre più ore al giorno. Non per migliorare noi stessi, non per “sgrezzare la pietra”. E nemmeno per portare il cibo a casa. No, solo per produrre cose del tutto inutili.

E’ ovvio che, con la diffusione della meccanica e della tecnologia, per produrre e disporre di quanto è necessario per la nostra vita, ci basterebbe lavorare un paio d’ore al giorno. Forse meno. Ma incredibilmente, non riusciamo ad accorgerci che questo sistema economico è arrivato alla fine, cosi come successe per il comunismo qualche decennio fa.

No riusciamo a vedere l’inutilità del nostro correre come marionette al lavoro al mattino per uscirne alla sera stanchi, stressati ed avviliti. Un’intera giornata al lavoro. Per 5 giorni lavorativi, e qualcuno addirittura per 6, lavorando anche la domenica.

E intanto che noi passiamo l’intero giorno al lavoro, perdiamo la possibilità di crescere, di diventare migliori, di avere un rapporto genuino e disinteressato col prossimo, di poter frequentare amici e stare con la propria famiglia. Ci perdiamo il bello del mondo e della natura. Ci perdiamo, in sostanza, la vita.

E, molto spesso, arriviamo alla vecchiaia arrabbiati ed insoddisfatti.

E’ il momento di cambiare

Credo sia decisamente arrivato il momento di cambiare. Tornare ad una vita e ad un lavoro più sani. Produrre solo lo stretto necessario ricordando qual’è il motivo della presenza dell’uomo sulla terra: un percorso di crescita. Non perdiamo tempo in sciocchezze. Cambiare auto, vestito, uscire la sera del sabato per bere e dimenticare la triste vita che facciamo, vestendo però i panni dell’uomo realizzato, non fa figo. Fa schiavo!

E’ il momento di tornare alle cose semplici. A dedicarci allo studio, a noi stessi ed al prossimo. Senza abiti nuovi e gioielli luccicanti. E’ il momento di riprenderci la libertà di essere chi siamo, senza identificarci col lavoro che facciamo!

Non esiste nulla importante come la libertà. Né la salute, ne il lavoro, ne il denaro
La libertà di disporre del proprio tempo

www.astrologiaebenessere.com

Chi siamo Paolo Cainelli

Paolo Cainelli, appassionato e studioso di Astrologia e Materie esoteriche. Organizza serate e corsi a tema astrologico, realizza amuleti secondo la tecnica e gli insegnamenti egizi, legge i Tarocchi

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